Antiche chiome che si riflettono sulle acque, vaste radure, tempietti e finte rovine: un giardino che è il cuore di un’immensa tenuta agricola e di caccia, molto amata dagli Asburgo prima e dai Savoia poi e oggi sede di un’importante scuola agraria.

Costruita tra il 1777 e il 1780, la Villa Reale fu progettata dal noto architetto neoclassico Giuseppe Piermarini per volere dell’arciduchessa Maria Teresa d’Austria e di suo figlio Ferdinando. Abitata da Eugenio di Beauharnais in epoca napoleonica, passò poi ai Savoia e venne abbandonata dopo l’assassinio di Umberto I, nel 1900. I suoi 40 ettari di giardini, parte degli oltre 700 di parco, furono ultimati intorno al 1783. Fedele al grande esempio della Reggia di Caserta e affiancato da giardinieri viennesi, Piermarini disegnò un impianto formale definito da un asse prospettico centrale di ispirazione francese. A nord e a ovest della villa sorsero un labirinto – di recente ripristinato – e dei parterres. A est, un terrazzamento con un’esedra era completato da un canale e da viali alberati. Parti di giardino informale servivano da apertura verso il paesaggio agrario circostante. A inizio Ottocento la villa conobbe l’intervento degli architetti Luigi Canonica e Giacomo Tazzini. I giardini, sotto la direzione di Luigi Villoresi, furono completati da una suggestiva area “all’inglese”. Vennero introdotte specie esotiche e venne pubblicato il primo catalogo di piante. Nell’Orangerie si coltivavano agrumi, tabacco, cioccolato e caffè. L’acqua del fiume Lambro alimenta ancora i numerosi canali del parco e il laghetto con il Tempietto del Piermarini. Soggetto di numerosi dipinti, lo specchio d’acqua è completato dalla Grotta del Nettuno. Poco lontano, oltre un ruscello e una cascata, sono l’Antro di Polifemo, le mura neogotiche e una torretta-belvedere.

 

 

Questo giardino è stato oggetto di un intervento di restauro e valorizzazione grazie ai fondi del PNRR

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