Un Castello-Reggia, residenza dei principi-Vescovi di Trento, tra possenti strutture e alti muri cela giardini di varie origini e memorie della nostra storia.
Già alla fine del Trecento, con il vescovo Giorgio di Liechtenstein, il castello duecentesco era dotato di un giardino, oggetto di particolari attenzioni nella seconda metà del ‘400 da parte del principe-vescovo Giovanni Hinderbach. Nel clima che prelude al Concilio di Trento, si deve però al vescovo Bernardo Cles, committente fra il 1527 e il 1536 della fastosa ala denominata “Magno Palazzo”, la definizione dei giardini, in particolare del “zardino de sotto” e del piccolo “zardino de sora” (l’antico giardino pensile, attuale cortile dei Leoni). La loro estensione spaziale è giunta fino a noi, al di là delle modifiche del terzo quarto del Settecento, della pressoché distruzione nel periodo asburgico e del ripristino operato da Giuseppe Gerola (primo soprintendente di Trento italiana) negli anni Venti del Novecento, contestualmente al restauro del complesso monumentale e all’allestimento del Museo.
Attualmente il giardino di sotto, dalla netta composizione geometrica, è delimitato da un pergolato su colonne con antiche piante di vite e recenti rose ed è formato da due aree: una con semplice prato erboso con siepi sagomate, l’altra, dopo il viale d’accesso al Palazzo Magno, è organizzata in aiuole, con al centro piante di osmanto e agli angoli tassi topiati, disposte attorno ad uno spazio circolare dove era la Fontana del Nettuno. Oltre un alto muro merlato vi è l’originario pomario, ancor oggi piantumato con alberi da frutto.
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