Cecil Ross Pinsent
Cecil Ross Pinsent
(Montevideo 1883 – Hilterfingen, Svizzera 1963)
Nato in Uruguay da una benestante famiglia inglese, una volta trasferitosi in Europa, Pinsent è l’architetto che, nella prima metà del Novecento, lavora più di ogni altro per la comunità anglofiorentina creando nuovi giardini e trasformando giardini esistenti: secondo una lista da lui stesso compilata, ben 23 sono i suoi giardini in Toscana. Nell’arco di trent’anni lavora così intensamente che si può dire abbia in parte ridisegnato due delle colline più famose di Firenze: Fiesole e Arcetri.
I suoi interventi si inseriscono nel filone del revivalismo, quello in cui il giardino toscano si misura con archetipi rinascimentali e manieristi. Un percorso il suo che lo avvicina ai princìpi del Formal Garden di Reginald Bloomfield, suo professore, affinati a Firenze a stretto contatto con la cerchia cosmopolita di Bernard Berenson e della moglie Mary. È lei che protegge il giovane storico dell’architettura Geoffrey Scott, divenuto amico di Pinsent, tanto da affidare ai due la realizzazione della Villa I Tatti (1910-25).
L’entourage dei Berenson dà a Pinsent la possibilità di entrare nella cerchia dei facoltosi inglesi e americani presenti a Firenze, quali Charles Augustus Strong per il quale progetta il giardino della Villa Le Balze alle pendici di Fiesole (1913-22).
Lavora per lady Sybil Cutting, ricca vedova americana che nel 1918 sposa l’inquieto Scott, alla ristrutturazione della villa Medici di Fiesole. Ma è la committenza di Iris Cutting Origo, figlia di lady Sybil, che consentì a Pinsent di vivere l’esperienza progettuale che egli stesso definì, insieme a quella dei Tatti, la più intensa della sua vita: il giardino della Foce, un capolavoro dell’arte paesaggistica in Italia. Nell’ottobre del 1938, stabilitosi in Inghilterra, scrive disincantato a Mary Berenson: “Ciò che offro non è forse congeniale con i tempi, e ciò che i tempi vogliono non è congeniale con me. O forse si tratta soltanto di pigrizia”. Nel 1945 scrive a Berenson: “Sono stanco morto dell’Italia, ma ne sono irresistibilmente attratto… i Tatti e la Foce sono stati la scena delle mie esperienze più intense”. Ritiratosi in Svizzera, rimarrà inattivo fino alla morte avvenuta nel 1963.
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