L’opera, realizzata per il parco del Museu Serralves di Porto, si lega fortemente all’ambiente naturale e a quello dei Giardini della Reggia, attraverso l’impiego delle fascine ed in particolare al contesto della Fontana del Cervo, con la presenza maestosa di un cervo sulla sommità della struttura, sul cui fianco è attaccato un numero di Fibonacci di neon.
Nell’immaginario dell’artista convivono nell’igloo il contemporaneo e l’arcaico, in una circolarità dove il tempo è sospeso. Definito da Merz con un’ampia varietà di termini – tra cui capanna, cupola, tenda, ventre, cranio, terra – l’igloo materializza un’architettura primordiale in dialogo con la complessità del contesto sociale e industriale della seconda metà del Novecento.
Immagine sintetica, che nella sua forma semisferica include gli elementi della realtà naturale e di quella urbana – la luce, l’acqua, la terra, il legno, le pietre – per trasformarli in una visione poetica, l’igloo assume nell’arte di Mario Merz molteplici significati che cambiano ed evolvono di opera in opera. Se da un lato ha la funzione fondamentale di delimitare uno spazio – o di definire il limite tra lo spazio interno e lo spazio esterno – dall’altro è un simbolo o una metafora della condizione dell’uomo e del suo modo di abitare il mondo di oggi.
L’Igloo di Mario Merz è visitabile nella Corte d’Onore della Reggia fino al 30 marzo 2022.
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