I colli della Brianza sono costellati da monumentali ville alle quali sono quasi sempre annessi scenografici giardini. Nel 1835 il barone von Czörnig definiva “la bellissima zona collinosa della Brianza il giardino della Lombardia”, nel quale le ville svolgono un ruolo da protagonista.
È a partire dal Cinquecento, e ancor più nel Seicento, che la nobiltà milanese comincia a farsi costruire eleganti dimore nelle quali cercare riparo in estate dalla calura della città e le località prescelte sono due: i Navigli e la Brianza. Se inizialmente la villa è il luogo dove il signore cura gli affari e gestisce le proprietà, nel Settecento e con l’affermarsi della sericoltura, sotto l’amministrazione austriaca, si impone una nuova classe di proprietari che fa di queste residenze dei luoghi che uniscono la maestosità della villa al paesaggio circostante attraverso la mediazione di vasti e complessi giardini documentati nelle vedute “a volo d’uccello” di Marcantonio Dal Re (1743).
Sono queste vedute che precedono la grande svolta del giardino paesaggistico di fine ‘700-inizi ‘800 e quella stagione del Neoclassicismo di cui sarà protagonista la Villa Reale di Monza, il suo giardino all’italiana e il piccolo parco all’inglese realizzati dall’architetto Giuseppe Piermarini, ai quali seguirà agli inizi dell’Ottocento il grande parco napoleonico su disegno di Luigi Canonica. La villa diventa modello da riproporre in scala ridotta anche in altre residenze, secondo un processo imitativo.
Piermarini sarà il capostipite di illustri architetti, da Leopoldo Pollack a Simone Cantoni a Luigi Canonica che chiude la stagione del neoclassicismo, sfociando nell’eclettismo con Luigi Cagnola, Pelagio Palagi e nel recupero rococò di giardini a firma di Emilio Alemagna, Antonio Citterio e Achille Majnoni. La stagione briantea si chiuderà nell’Ottocento con la fioritura di ville e villini legati alla nuova classe di industriali.