Il binomio donne/giardini è stato tradizionalmente indice di un rapporto privilegiato e continuo con la natura: si pensi alla amorosa cura che la donna riserva agli orti domestici e alla coltura dei fiori.
Una prima svolta si registra nel Settecento, quando molte donne animano i salotti culturali nei quali si dibattono i temi del giardino e, soprattutto, fra Otto e Novecento. Molte donne sono spinte a cimentarsi sul tema del giardinaggio, a istruirsi nelle scienze botaniche per poi passare a una pratica concreta. Le scoperte botaniche, lo studio sistematico e la diffusione di specie esotiche sollecitano l’attenzione femminile per il giardino: piante e fiori si impongono come motivi culturali e percettivi privilegiati presso le classi borghesi e i nuovi ricchi.
I giardini diventano luoghi intimi dove le donne mettono a dimora specie più o meno rare disposte secondo un gusto personale. I loro giardini diventano originali commistioni di arte, conoscenza scientifica, pratiche manuali.Si diffondono al tempo stesso le opere finalizzate alla botanica per signore e pubblicazioni ricche di suggerimenti pratici.