A partire dai giardini cinquecenteschi si può ricostruire una variegata fenomenologia della presenza delle acque. Di volta in volta, nelle fontane e nelle vie d’acqua, nei giochi e negli artifici si scopre una casistica interminabile.
A Villa d’Este ogni fontana ha una sua vocazione sonora: la fontana dell’Organo, la fontana della Civetta, la fontana dei Draghi fino al silenzio delle Peschiere. Nella Villa Lante a Bagnaia il flusso dell’acqua è dapprima tempestoso, poi discende lineare ma a salti e rapide come un torrente, fino ad acquietarsi nel punto ideale di arrivo, la fontana delle Peschiere o dei Mori, una sorta di Eden con i suoi quattro parterre d’acqua corrispondenti ai quattro fiumi del Paradiso. L’asse di Villa Aldobrandini costituisce una spettacolare via d’acqua fra le colonne d’Ercole, ponendosi nel filone delle ville dell’alto Lazio e come modello per i teatri delle acque di età barocca.
A Tivoli la sonorità fragorosa delle acque toccherà il suo acmé nell’Ottocento quando la deviazione del corso dell’Aniene darà vita alla “cascata grande” della Villa Gregoriana, eternata nelle rappresentazioni pittoriche di artisti famosi.