Dal regno di Marte a quello di Flora: l’antico presidio militare, dotato di torri e fossato, fu trasformato nel Cinquecento in dimora signorile circondata da giardini che, pur modificati nei secoli successivi, conservano dell’impianto originale lo splendido labirinto e la ragnaia destinata all’uccellagione.
In luogo di un fortilizio distrutto, fra il 1487 e il 1492 Niccolò Bufalini incarica l’architetto romano Mariano Savelli di progettare una fortezza quadrata con quattro torri angolari e ampio fossato; fra il 1530 e il 1560, per volontà di Giulio, colonnello dell’esercito pontificio, e del fratello, l’abate Ventura, la fortezza è trasformata, su progetto di Nanni Unghero, architetto fiorentino della cerchia dei Sangallo, in un residenza signorile con ampio loggiato, porticati e varie stanze distribuite intorno ad un cortile interno, che conservano gran parte dell’arredo formatosi fra il XVI e il XIX secolo. La decorazione degli ambienti interni fu affidata, fra il 1537 e il 1554, al pittore di formazione manierista Cristoforo Gherardi, che vi affrescò soggetti mitologici. Data a questo periodo anche il giardino “all’italiana”.
Durante l’ultimo decennio del Seicento e i primi del Settecento, con il progetto dell’architetto-pittore tifernate Giovanni Ventura Borghesi, il palazzo, già centro di una grossa fattoria, è ristrutturato come amena dimora di campagna. L’edificio si arricchisce nel XVIII secolo di pregevoli opere d’arte, tra le quali cicli pittorici e decorativi ad affresco e su tela, volti anche a celebrare i Bufalini divenuti marchesi.
Il giardino, all’interno di una cinta muraria settecentesca di forma pentagonale, è impiantato sugli spalti oltre il fossato ed è frutto delle trasformazioni operate nella prima metà del Settecento su un impianto cinquecentesco, del quale si conservano lo splendido labirinto e la ragnaia destinata all’uccellagione. Restaurato di recente, si compone di sette piccoli giardini, differenti per forma e dimensione. In un Cabreo del 1706 sono descritti in maniera dettagliata gli spazi, le specie arboree, l’impianto idrico e persino gli allevamenti di animali domestici e selvatici. Sul lato sinistro dell’ingresso, particolarmente curato era il giardinetto di fiori in cui erano conservate le piante di agrumi. Nell’800 è stata realizzata una nuova limonaia addossata al muro d’ingresso in sostituzione di quella già esistente nel 700 sul lato opposto. Nel corso del Novecento l’impianto di alcune magnolie ha arricchito ulteriormente il patrimonio vegetale del castello, acquisito nel 1989 dal demanio dello Stato.