Con le oltre tremila piante di bosso, è un “capolavoro vegetale” ricco di significati culturali e spirituali che rimandano alla poetica del grande scrittore argentino Jorge Luis Borges.
Il labirinto è stato costruito dalla Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con la Fundación Internacional Jorge Luis Borges, su progetto dell’architetto inglese Randoll Coate come omaggio della città di Venezia al grande scrittore di Buenos Aires, in occasione dei venticinque anni dalla sua morte (2011). È la ricostruzione del giardino-labirinto che Coate aveva progettato, sempre in onore di Borges, nel 2003 a Mendoza. Composto da 3.250 piante di bosso che riproducono il nome del poeta come se fosse scritto sulle pagine di un enorme libro aperto, copre uno spazio di 2.300 metri quadri, e si trova nella zona retrostante il “chiostro del Palladio” e il “chiostro dei Cipressi” nel complesso benedettino nell’isola di San Giorgio Maggiore dove, dal 1951, ha sede la Fondazione. Nel percorso, lungo1.150 metri, si colgono gli oggetti simbolici cari allo scrittore e presenti in molte sue opere: gli specchi, due clessidre, il bastone, la tigre, un enorme punto di domanda e le iniziali della vedova di Borges, Marìa Kodama. È un luogo che si è voluto rendere fruibile anche agli ipovedenti, in ricordo della cecità che colpì lo scrittore, guidati verso l’uscita da un corrimano su cui è trascritto in alfabeto Braille il racconto Eljardín de senderosque se bifurcan. Il tema del labirinto, luogo enigmatico e misterioso, in sintonia con la città di Venezia amata dal poeta per la sua storia e per la naturale conformazione labirintica dei suoi canali, è presente in due racconti aggiunti dallo scrittore nel 1952 alla raccolta L’Aleph (Abenjacán el Bojarí, muerto en su laberinto e Historia de los dos reyes y los dos laberintos).