Nel territorio di Nardò, ricco di ville di età barocca ed eclettiche, è possibile imbattersi in una masseria che alla componente produttiva associa anche quella di luogo di delizia con la presenza inusuale di un giardino di statue.
Il toponimo deriva probabilmente dalla presenza di un arbusto usato per spazzolare i cavalli; nel dialetto salentino “brusca” significa spazzola per strigliare i cavalli. La struttura masserizia si sviluppa attorno a un edificio-torre cinquecentesco che nella prima metà del Settecento, con il passaggio alla famiglia Dell’Abbate, fu ampliato assumendo una facies barocca e arricchendosi di una cappella accessibile anche dalla residenza e di portali che segnano l’accesso ai vari recinti “a tema” del giardino: il frutteto, il mandorleto con torre colombaia, il “Giardino di Statue”, il “Giardino delle Api”, ai lati della cappella settecentesca. Nel “Giardino di Statue”, al quale si accede da un elegante portale ad andamento concavo, arte e vegetazione trovano una perfetta sintesi: all’incrocio dei viali tutt’attorno a un pozzo si dispongono a quarto di cerchio e a gruppi di tre, intervallati da sedili in pietra, dodici fra statue e busti: la statua dell’America, fra i busti di Vertunno e Pomona, l’Africa fra Diana e Silvano, l’Asia fra Cerere e Bacco, l’Europa fra Flora e Fauno. Tappeti di acanto e di pervinca caratterizzano questo spazio racchiuso, le fioriture azzurre del plumbago lo ingentiliscono, euphorbie, yucche, phoenix gli conferiscono un tocco esotico. La sistemazione è frutto di un ridisegno del giardino ad opera della famiglia Zuccaro agli inizi del Novecento e deve aver coinciso con la sostituzione delle piante da frutto della redazione settecentesca con un repertorio botanico a carattere ornamentale.