Situato nelle vicinanze della grandiosa Villa Garzoni, è una preziosa testimonianza di architettura e paesaggio, fra le prime in Italia di arte contemporanea strettamente integrata nel verde, che concretizza appieno e precocemente il tema di arte ambientale.
Nel 1951 il giovane sindaco di Pescia Rolando Anzilotti promosse con lungimiranza la realizzazione di un “monumento a Pinocchio” a Collodi, paese di nascita della madre di Carlo Lorenzini, nella forma innovativa di un intervento articolato su scala paesaggistica. Il Parco di Pinocchio ufficialmente si apre nel 1953 per poi conoscere una fase decisiva fra il 1956 e il 1972, anno dell’inaugurazione ufficiale. Emilio Greco e Venturino Venturi risultarono vincitori “ex aequo”. Il primo creò la statua bronzea di Pinocchio e la Fata, il secondo la Piazza dei Mosaici, uno spazio in cui arte, architettura e natura trovano una coinvolgente fusione. Grazie all’acquisizione di un’area contermine, fu possibile, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, dare corpo a un progetto più ampio, affidato a Marco Zanuso e Pietro Consagra. L’architetto e designer milanese, coinvolto nell’impresa dal collezionista e critico d’arte Lamberto Vitali, progetta una cornice ideale per le sculture di Consagra. L’artista interpreta in modo originale gli episodi della storia del burattino, immaginati inizialmente come oggetti dinamici. Nel 1963 Zanuso coinvolge il paesaggista Pietro Porcinai, cui si devono alcune profonde trasformazioni, tanto che gran parte dell’assetto attuale della vegetazione, unitamente ad alcuni interventi architettonici, sono di sua mano. Cartina di tornasole dei rapporti fra la Toscana e il fervente ambiente culturale milanese degli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento, il Parco di Collodi, pur mantenendo inalterato il fascino di esperimento “trans artistico”, attende oggi un recupero filologico che ne valorizzi appieno le qualità di vero e proprio “laboratorio” pluridisciplinare.