Un disastro ambientale – l’alluvione del 1826 – è stata l’occasione per creare un luogo di grande attrazione, con le acque dell’Aniene finalmente domate e incanalate che formano spettacolari cascate tra il rigoglio della vegetazione e importanti antiche vestigia.
La bellezza e il fascino del sito avevano attratto fin dal Seicento pittori di paesaggio quali Nicolas Poussin e Claude Lorrain, contribuendo a fare di Tivoli, nel secolo successivo, la mèta imperdibile per i viaggiatori stranieri del “Grand Tour”. La rupe con i templi dell’Acropoli tiburtina e il salto dell’Aniene furono successivamente immortalati da altri artisti, tra cui Piranesi, Corot, Fragonard, Turner e Ingres, che hanno diffuso ancor più la fama del luogo.
Fu papa Gregorio XVI a conferire al sito l’assetto attuale, realizzando l’importante opera idraulica di deviazione del corso dell’Aniene che spesso causava scenografiche ma rovinose piene. Tra il 1832 e il 1835 fu scavato nel monte Catillo un doppio traforo che incanala le acque del fiume e genera la Cascata Grande, alta 120 metri. Il parco venne solennemente inaugurato dal pontefice il 7 ottobre del 1835 e destinato al “diletto della comunità”. Un percorso di viali tortuosi e impervi si snoda tra rupi, cascate naturali e artificiali, orridi, anfratti e grotte, grandi lecci e ruderi imponenti, cippi e colonne. Tra la natura rigogliosa si aprono suggestivi scenari e si scoprono i resti di una villa romana, appartenuta al console Manlio Vopisco. Nel parco sono visitabili sia le grotte di Nettuno e delle Sirene, dove anticamente si inabissava il fiume, sia, in alto sull’Acropoli, i templi probabilmente dedicati a Vesta e Tiburno. Dopo anni di totale abbandono, questo straordinario parco è stato recuperato, con un attento e rispettoso intervento, e restituito al pubblico.