Trasformata nell’Ottocento in prezioso scrigno per le collezioni di Giovan Battista Sommariva, la villa ha attirato le lodi di Stendhal, Lady Morgan e Flaubert: azalee, ortensie ed agrumi vi compaiono in collezioni, insieme a boschetti di rododendri arborei e a una scenografica valle di felci.
Edificata verso il 1690, Villa Carlotta fu venduta dai discendenti di Giorgio II Clerici a Gian Battista Sommariva nel 1801. Quarantadue anni più tardi la proprietà passò alla casata di Sassonia-Meiningen, tramite la figlia di Alberto di Prussia, Carlotta, dalla quale deriva la sua denominazione. Cinque incisioni di Marc’Antonio Dal Re (1743) permettono di apprezzarne l’assetto originario. Con la sua scalinata monumentale, i giardini pensili e i pergolati di agrumi, la villa definiva l’asse centrale del complesso. Mantenendo la balaustra con allegorie in marmo di Candoglia e la fontana di Arione di Metimna, dell’epoca Clerici, Sommariva adattò la proprietà all’esposizione delle sue ricche collezioni d’arte. I giardini “all’italiana” furono completati da un’area di parco “all’inglese” e da un comparto agricolo con frutteti, orti, uliveti e vigneti. Altre importanti modifiche furono apportate dai Sassonia-Meiningen che rimodularono il parco sulle nuove visioni romantiche della seconda metà dell’Ottocento. Favoriti dalla fertilità del terreno (caratterizzato da sedimenti di origine glaciale), Bernardo e Giorgio II introdussero oltre 150 varietà di rododendri, camelie e azalee che ancora oggi offrono ai visitatori straordinarie fioriture primaverili. Nel 1927, dopo il periodo di degrado seguito alla Grande Guerra, l’Ente morale Villa Carlotta si è fatto carico del suo recupero e oggi il complesso accoglie il visitatore con i suoi affascinanti giardini che si riflettono nelle acque del lago e la grande varietà di piante che ne fa un vero orto botanico.
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