A Villa Panza la potenza del genius loci si esprime in un caleidoscopio di pulsioni creative. La tradizione dei giardini all’italiana e del parco all’inglese si coniuga con le creazioni oniriche di James Turrell, inquadrate da spazi sapientemente rivisti dagli architetti Piero Portaluppi e Gae Aulenti.
La villa, costruita a partire dal Settecento per volere del marchese Paolo Antonio Menafoglio, acquisita negli anni Trenta del Novecento dalla famiglia Panza, è di proprietà del FAI dal 1996.
Il corpo di fabbrica a U della villa, unito al piano terreno da un elegante portico, costituisce l’asse di simmetria della parte formale settecentesca del parco.
Il complesso, già ampliato dall’intervento dall’architetto Luigi Canonica in epoca neoclassica, fu ulteriormente trasformato nel 1935 da Piero Portaluppi, su richiesta di Giuseppe Panza. Il suo parco di oltre 33.000 metri quadrati si apre sulle Prealpi e l’impianto paesaggistico degli inizi dell’Ottocento – ricco di specie arboree d’alto fusto anche esotiche e rare – ingloba le antiche simmetrie dei giardini all’italiana. Un laghetto, una grotta e una collina dominata da un tempietto creano atmosfere romantiche. In asse con la corte della villa, un viale in ghiaietto è scandito da otto parterre erbosi e da una fontana impreziosita da un mosaico di ciottoli. Il tunnel verdeggiante della carpinata accoglie i visitatori tra suggestivi giochi di luce. Qui si trova uno dei più significativi interventi di Land Art che punteggiano la tenuta: A Tribute to the carpinata gallery, dell’artista inglese Stuart Ian Frost. Più lontano si trova Fagus, un’installazione composta da più di 30.000 blocchi di faggio in cui la natura, la geometria e la creatività umana comunicano in un gioco di specchi che interessa l’insieme del parco.