A ridosso dei Viali ottocenteschi della città, la famiglia Reale ristruttura nel 1933-36 una vasta area annessa alla propria residenza affidandone il progetto a un giovane paesaggista fiorentino: Pietro Porcinai. Un ruolo importante lo riveste anche Mariolina Saccardo, moglie di Francesco Reale e nipote di un noto botanico veneto.
Il giardino è, nel panorama salentino, una vera novità, una porzione di Toscana trapiantata nella “Firenze delle Puglie”. Nella parte antistante, in asse con la villa, fiancheggiata da lecci potati in forme troncoconiche, Porcinai sistema una vasca d’acqua; il terreno, movimentato nel giardino ottocentesco, è reso pianeggiante, ma tracce della precedente orografia permangono ai lati nelle basse pareti di contenimento arredate con nicchie e scalette.
L’accesso al giardino, in precedenza in asse con l’edificio, è spostato in un angolo del recinto dove sorge la casa del custode, di fronte alla quale Porcinai dà vita a un giardinetto. Il muro di cinta è mascherato da alte pareti di cipresso alle quali si affianca un pergolato di bouganvillea.
Una siepe “a onda” scandita da vasi in terracotta costituisce l’elemento di separazione con il giardino retrostante la villa. Qui – dove due lunghi parterres corrispondono alla sala da pranzo e al soggiorno – il paesaggista conserva alcuni viali ortogonali del precedente giardino ottocentesco aggiungendone altri ad andamento radiale; il viale in asse con la villa, inquadrato nella parte iniziale da due filari di Pinus pinaster e da due lunghi parterres con vivaci fioriture, è interrotto da un vero e proprio “cabinet” di verzura con al centro un pozzo, concludendosi al termine della proprietà con un belvedere.
In una porzione del giardino più distante dalla villa era previsto un angolo esotico, in parte leggibile, con palme, agavi, alberi di banano, yucche e altre specie subtropicali.