Ubicata in un anfiteatro naturale in perfetta armonia col paesaggio circostante cosparso di antiche cave di pietra calcarea, la villa è un notevole esempio di giardino settecentesco terrazzato, costellato di uno straordinario arredo scultoreo della bottega di Orazio Marinali.
La villa fu realizzata nel XVI secolo dalla famiglia Morlini provenienti da Trento e fu corredata da un grande giardino con “piscine, uccelliere e un barco di caccia” e con un grande pomario destinato alle coltivazioni importate dal territorio trentino. Risalgono a questa fase l’impostazione del giardino a terrazzamenti che va a concludersi emblematicamente nella grotta della “Fontana del Nettuno”. L’esecuzione del sontuoso corredo scultoreo fu affidata al Marinali che aveva stabilito la sua prolifica bottega nell’adiacente villino Garzadori per sfruttare al meglio i ricchi giacimenti di pietra bianca calcarea. Alla morte dell’ultimo erede dei Trento nel 1812, il giardino passò ai conti da Schio e si deve all’impegno di Alvise il ripristino degli antichi terrazzamenti bordati di pietra e corredati da statue e vasi. Va datato a questo periodo anche l’impianto del boschetto romantico, ricco di piante ad alto fusto, e la ghiacciaia in forme rustiche, detta “Botte del Covolo”, ora trasformata in enoteca. L’attuale giardino è risultato di un ripristino degli anni Trenta basato su un rilievo di Ottavio Trecco del 1770 e impostato su un lunghissimo asse, trasversale rispetto all’ingresso, articolato in cinque terrazze con diversi dislivelli e profondità e riquadri prativi delimitati da siepi di bosso. L’apparato botanico comprende piante tipiche del nord Italia ma, in relazione alla particolare esposizione del giardino, anche specie più tropicali (tra le quali un bicentenario Ficus repens), favorite anche dalle condizioni climatiche prodotte dall’aria tiepida che fuoriesce dalle grotte durante l’inverno.