“Quanto qui l’Arte è di Natura amica!”; con queste parole Domenico Lazzarini, ai primi del Settecento, coglieva la felice integrazione tra il costruito e i giardini che, assieme alla splendida posizione panoramica sulla valle dell’Agno, rendono quella dei Trissino una delle più belle ville del Vicentino e del Veneto.
È uno straordinario esempio di integrazione tra paesaggio, villa e giardino, composto da vari episodi che determinano “incontri delle vedute”, con geometrie inusuali nel panorama veneto. Il rinnovamento della residenza è opera di Francesco Muttoni, incaricato da Marcantonio Trissino Baston dell’ampliamento della “villa superiore” (1718-22), mentre pochi anni più tardi, nel 1746, Cristoforo Trissino Riale fa costruire, forse su progetto di Girolamo Frigimelica, la cosiddetta “Villa inferiore”, due nuclei distinti che saranno in seguito riuniti in un’unica proprietà spettante ai Trissino Baston.
Tra il 1750 e il 1761 al Muttoni subentrò Girolamo Dal Pozzo, che definì l’ampio “prato verde”, la corte a sud a completamento della “Villa superiore” delimitata in basso dalla “Cavallerizza” e ai lati da muri aperti mediante archi-finestra. Di straordinario interesse è l’articolazione delle grandi terrazze a prato. Nel 1841 la “Villa inferiore” fu distrutta da un fulmine; ricostruita nel 1843 in forme eclettiche venne poi lasciata allo stato di rudere. Il giardino si articola in importanti episodi formali all’interno di un bosco, sfruttando i diversi livelli al fine di creare giardini pensili e terrazze con una particolare valenza panoramica. Il “Viale di limoni” esposto a sud va dalla “Villa superiore” al belvedere ottagonale ornato di un giardino di fiori, già presente in un rilievo del 1748, disegnato dal Muttoni, mentre il “Viale delle ortensie” dalla “Villa inferiore” risale fino alla “camera verde” e al belvedere con i roseti. Oltre ai monumentali ingressi tardobarocchi, alle scalinate, alle oltre cento statue opera della bottega del Marinali, si segnalano le “cedrere”, una peschiera, e una fontana del Nettuno affacciata sul bosco ricco di querce, lecci, tassi, cedri del Libano, pini dell’Himalaya e sequoie secolari.