“Si cominciò, con infinito nostro piacere a piantare un giardino, che in principio fu detto ‘il giardino della Peppina’. Poi si allargò e divenne e fu chiamato il nostro giardino. Ora che è grandissimo è definitivamente chiamato il ‘suo’ giardino” (Giuseppina Strepponi, lettera a Clara Maffei, 14 giugno 1867).
Giuseppe Verdi, su consiglio del suo amico e sostenitore Antonio Barezzi, acquistò la proprietà nel 1848, occupandosi personalmente delle modifiche e degli ampliamenti necessari per adattarla a residenza, e vi abitò dal 1851 fino alla morte (1901). All’originaria casa colonica fece aggiungere due ali con la terrazza e fece realizzare la cappella, le serre e le rimesse. Oltre a occuparsi della gestione dei terreni agricoli, il Maestro, assieme alla seconda moglie Giuseppina Strepponi, dedicò cure particolari alla realizzazione del parco che presenta una moltitudine di alberi tra i quali spiccano esemplari d’origine esotica come i cipressi di palude intorno al laghetto con isola e voliera. Una collina con la ghiacciaia e una grotta artificiale, a ridosso dello specchio d’acqua e completamente rivestita all’interno da stalattiti e pietre di fiume, integrano l’arredo del giardino che comprende anche alcune statue di inizi Settecento, opera di Giuseppe Torretti e provenienti dalla Villa Pallavicino di Busseto. Nei pressi della villa, Verdi fece scavare anche un pozzo per l’irrigazione del parco facendo installare una macchina a vapore tuttora visibile all’interno di una piccola costruzione. Filari di pioppi lungo il torrente Ongina e un viale di platani che s’inoltra tra le coltivazioni mediano il passaggio tra il parco e la campagna circostante.